Monday, July 16, 2007

"L’Italia è il Paese delle donne nude"

Did you see the article in the Financial Times that there are nude women everywhere in Italy (on TV, in commercials, on billboards)?

Oh how true!!!!! Hallelujah!

Commenti? Siete d'accordo? No? Fatevi sentire.

Ecco il testo di un articolo che è apparso sul Corriere della Sera che parla del brano nel giornale inglese:

"CORPI ESIBITI IN SPOT E TV, TRADITO IL FEMINISMO"
L’accusa del Financial Times.

MILANO — Far finta che il "caso" non esista, stavolta, è davvero impossibile.

Basta alzare gli occhi durante il check-in in aeroporto, o accendere la tv. Loro sono lì, che aspettano. Donne, donne, donne. In formato gigantesco, sembrano uscite da un film di Fellini.

Scollature profonde, sguardo malizioso. Sono lì per convincere: a comprare una valigia, a scegliere una nuova tariffa per il cellulare. Oppure, semplicemente, per "intrattenere."

Succede in Italia, patria della bellezza femminile — e del suo sfruttamento. Perlomeno è questa, secondo il Financial Times, l’immagine che colpisce chi arriva nelle nostre città: corpi (inutilmente) scoperti che ammiccano dai cartelloni stradali, ragazze di nulla vestite che ancheggiano nei varietà.

Ieri, l’autorevole quotidiano della "City" ha dedicato la copertina del suo inserto culturale alla naked ambition (la "nuda ambizione") delle donne italiane: "A trent’anni dalle richieste delle femministe su divorzio e aborto, qui le teenager vogliono lavorare come showgirl, ballerine e vallette di quiz a premi."

La prova sta tutta nella foto che domina la pagina: una Elisabetta Canalis oversize, cellulare all’orecchio, china a guardare negli occhi l’ignaro passante — sempre che il suo sguardo non sia stato già calamitato dalla scollatura messa in risalto da un ridotto bikini rosso. È un’immagine dell’ultima campagna Tim. E da oggi, per gli inglesi, è il simbolo "dell’arcaicità" del popolo italiano.

"Dal mio trasferimento a Milano, tre anni fa — scrive Adrian Michaels —, mi sono chiesto perché nessuno sembri preoccuparsi dell’uso incongruo che viene fatto della donna nella pubblicità e in tv... Davvero gli italiani, e in particolare le italiane, ritengono accettabile "vendere" quiz in prima serata stimolando i genitali maschili invece del cervello?."

Segue reportage sul "Paese che ha dimenticato il femminismo": Michaels elenca i balletti de L’Eredità, la gara per la successione al "trono" delle Veline, Ilaria D’Amico di cui "nessuno può dire che non conosca il calcio," ma che va in onda "invariabilmente in tubino nero," in piedi, circondata da ospiti "tutti uomini, tutti in giacca e cravatta, tutti seduti." In Gran Bretagna o negli Usa, sostiene il Ft, "questo susciterebbe reazioni di ogni tipo;" in Italia, l’abitudine ha avuto la meglio.

Sottoscrive il ministro Emma Bonino, lei che è "un’eccezione" alla regola: "Il movimento femminile non ha mai spinto per riforme strutturali." Nel Belpaese, conclude Michaels, essere donna significa ancora «dolore e sofferenza (un riferimento agli ospedali che rifiutano l’epidurale, ndr), maternità e pasta, banche chiuse (simbolo dei servizi che ignorano i bisogni delle lavoratrici, ndr)».

Ovvio, quindi, che le italiane si dividano in mamme "confinate in cucina a fare i ravioli" e figlie che cercano il successo attraverso la bellezza. Magari in formato due metri per sei. Il punto, come spiega al FT il pubblicitario Sergio Rodriguez, direttore creativo di Leo Burnett Italia, "è che qui, anche quando non serve, usi una donna."

"Ma è proprio questo il problema: la mancanza di creatività — replica Alberto Abruzzese, sociologo delle comunicazioni di massa —. Pensiamo alle condizioni di lavoro dei nostri creativi, ai budget, all’assenza di formazione...."

Va bene, ma la tv? Non è che lì vada meglio.

"Che posso dire? È vero, punto. Ma nel sistema Italia, a partire dagli anni del boom, il corpo è considerato una ricchezza. Nella prima fase della sua presenza sullo schermo, poi, si doveva combattere il bigottismo della tv di Stato; e in questo momento, in cui avverto sinistri segnali di bigottismo strisciante, mi sento di ribadirlo."

Quanto alle donne, "mi pare che rispetto ai parametri del femminismo storico abbiano sviluppato maggior leggerezza."

5 comments:

  1. Beh effettivamente ci sono donne biotte o semibiotte un po' ovunque in tv, però non mi lamento :-D

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  2. Ma senti, davo un'occhiata al tuo blog e forse quello che manca è qualche donna nuda?! Forse al posto della foto di Pistorius? Scherzo....

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  3. Anonymous9:26 AM

    Anche a me non piace tutto questo sbandierare di donne seminude...
    Però purtroppo sono le donne stesse che si piegano a prestare il proprio corpo.
    Dovrebbero essere loro per prime a rifiutarsi di svendersi così, solo per diventare famose.
    Purtroppo siamo diventati la società dell'apparire, dove sembra che se non appari, se non ti fai vedere, non sei nessuno.
    L'unico modo per emergere è appaire.
    Magari non vali niente, non sai fare niente, ma basta che sei bello/a e ti fai vedere che prima o poi diventi famoso...
    E' triste, dobbiamo cambiare mentalità e premiare chi ha veramente delle qualità, non chi è stato fortunato perché la natura gli ha dato solo un bel viso o un bel corpo.


    Lucy

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  4. Ciao Lucy. Che risposta sensata. Grazie.

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  5. L'Italia è un paese allo sbando.

    Il mondo del lavoro "tradizionale" non offre possibilità di emergere perchè vige la regola dell'immobilità sociale e questo vale per i maschi e per le femmine.

    L'ingannevole mondo dello spettacolo e dei soldi facili, invece, offre il miraggio di una falsa, e falsata, affermazione personale, tutto questo grazie all'industria dello spettacolo, sottocultura di qualità scadente, creata negli ultimi 25 anni da Silvio Berlusconi.

    E sono tante le ragazze che sognano di fare la velina, la ballerina improvvisata o la soubrette per evitare quel mondo del lavoro che le vedrebbe anonime e con la carriera limitata.

    E non è solo l'uomo italiano, certamente educato malamente dalla sottocultura imperante, che vede la donna in posizione subordinata ma è evidente la complicità opportunistica di chi ritiene che con la bellezza, o la facile disponibilità, si può arrivare dove altrimenti non si arriverebbe.

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