Ecco la lettera che ho scritto a Aldo Cazzullo al Corriere della Sera, con lo scopo di far ricordare che l'Italiano fa parte del patrimonio del Paese.
Caro Aldo,
Sono diversi anni che le voglio scrivere a causa degli anglicismi che ormai si leggono in tanti titoli, e tanti articoli (sia sul Corriere che altrove), e che vengono usati come nomi di iniziative, norme, aziende, ecc., in Italia. Ed è una cosa che mi duole, io essendo una studentessa perenne della vostra lingua (la lingua di Dante).
Andai in Italia per la prima volta come studentessa universitaria e mi appassionai del paese e della lingua. Quell’anno si tenne il referendum sulla riforma elettorale, fra l'altro, e la mattina dopo, ricordo tuttora oggi il titolo su un giornale quando passai davanti all'edicola prima delle lezioni: “L’Italia è desta.” Notate bene, desta, non ‘awake.’
Può sembrare strano che una persona di madrelingua inglese come me se ne lamenta così forte, ma la vostra lingua mi ha incantato! E non solo. Pur avendo il privilegio di poter frequentare l'università, seguivo i miei studi a stento. Solamente quando approdai a Siena per studiare, trovai la mia vera passione. Oggi ci metto l'impegno di ritenere la padronanza della vostra lingua perché lavoro in modo saltuario come traduttrice letteraria, ed ho persino insegnato italiano qui in USA.
Quindi quando leggo un titolo con una frase come ‘over 40’ (incluso nel titolo per questo articolo in primo piano: https://milano.corriere.it/
Saluti cordiali,
Jeanne
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